mercoledì 2 dicembre 2009

Quel sangue di Mitra che voleva salvarci

Il Sole 24 Ore, 09/08/1998
Quel sangue di Mitra che voleva salvarci
H.K.

L'estate è tempo di riletture. E le riletture sono possibili anche grazie alle ristampe, di solito sfuggenti, nascoste. Ne segnaliamo una che conserva, a dieci anni dalla sua edizione italiana, un buon interesse. L'autore è Reinhold Merkelbach, storico delle religioni e filologo classico, autore di uno studio sui misteri di Dioniso (tradotto in italiano dalla Ecig nel 1991) e di un saggio su Mitra, che vide la luce nel 1984 e che fu tradotto dalla stessa Ecig nel 1988 (e ora eccolo ristampato). Che dire di questo libro? Si può considerare l'opera più importante di Merkelbach e in esso si trova anche una buona raccolta iconografica sul culto mitriaco. L'autore riporta e interpreta le numerose testimonianze, dai regni ellenistici a Roma e alle più remote province dell'impero. Si passano così in rassegna i vari momenti del culto: dalle origini persiane al malinconico tramonto in una Roma ormai mortificata dal proprio declassamento. Mitra fu anche il punto di coagulo della resistenza pagana contro il dilagare del cristianesimo. Va anche detto che non poche sono le analogie tra il culto mitriaco e la religione del Cristo. Molti si sono soffermati sul significato di sacrificio presente in entrambi; altri hanno sottolineato la concorrenza tra le due concezioni. Non dimentichiamoci che Giuliano Imperatore fu iniziato a questo culto e che esso si diffuse molto nell'esercito romano. Secondo l'antica versione, Mitra alle origini del mondo sgozza il Toro, simbolo della vita, per sottrarlo allo spirito del Male. Dal sangue che sgorga, nasce la vita: alla fine dei tempi questo sacrificio darà l'immortalità ai fedeli del dio. Questi, dopo l'atto sacrificale, sale al cielo e si unisce con il Sole.
(H.K.)
Reinhold Merkelbach, Mitra il signore delle grotte
Ecig, Genova 1998, pagg. 304, L. 40.000.

Nessun commento:

Posta un commento